Sulla dispercezione corporea

Cos’è la dispercezione?
In linea teorica, la dispercezione dovrebbe essere un “alterazione” di ciò che una paziente vede del proprio corpo. La dispercezione sarebbe una sorta di semi-allucinazione. Ma è realmente questo quello che accade quando le pazienti dicono di avere la dispercezione? E’ realmente questo quello a cui si riferiscono i curanti?

Nei disturbi alimentari, la dispercezione corporea, è uno degli elementi che quasi sempre accompagna i vari disturbi. Molte pazienti si vedono troppo grasse, mentre altre non si rendono conto delle loro dimensioni. Sulla dispercezione, ritengo che vi sia una certa confusione, sia tra le pazienti, ma anche tra i curanti.

Il Sentire non è il vedere

Pazienti e curanti sono portati a credere che la maggior parte delle pazienti vedano parti del loro corpo deformate. Una paziente che dice “ho le gambe grosse” viene intesa come una persona che realmente vede le gambe più grosse di quello che vedono gli Altri. Eppure non è così. Gli anni che ho trascorso ad approfondire in modo specifico l’argomento “con le pazienti” mi ha portato a sviluppare un’altra convinzione. Le pazienti credono di vedersi più grosse, ma in realtà SI SENTONO PIÙ GROSSE.

Le sensazioni che sembrano reali

Il punto sta proprio qui, le sensazioni che le pazienti avvertono, sono così intense, e così orientate dal pensiero patologico, che per loro Sentire equivale a Vedere. È da qui che nasce l’equivoco accolto dalle pazienti stesse, ma spesso anche dagli addetti ai lavori. Esiste veramente la convinzione tra i curanti che la dispercezione corporea sia molto diffusa. Io semplicemente rettificherei la terminologia, non si tratta di dispercezione corporea, ma di una distorsione interpretativa dei segnali corporei. Vista in questa ottica, è sicuramente un altra cosa.

Una via per la cura

Questo è un punto cruciale; la dove il problema del corpo è molto presente nel disturbo alimentare, si necessita di un trattamento specifico. Una terapia che considera che la paziente si “veda” grossa, sarà una terapia che non metterà al lavoro la paziente sulla decodifica delle sensazioni corporee. Semplicemente queste terapie non specifiche, rischiano di creare un falso Sé mentale, che si disconnette dal Sé corporeo. Al meglio che possa accadere, la paziente troverà una forma di adattamento-evitamento con le proprie sensazioni corporee non riconosciute come tali. La dove invece, si faccia un lavoro specifico sul Sé psicocorporeo, allora, la paziente potrà rimodulare le “configurazioni implicite dell’esperienza”, generando un esperienza di Sé autentica e naturale. Il lavoro sul Sé psicocorporeo, è un lavoro che prevede l’attivazione e la messa al lavoro della memoria implicita e procedurale, ovvero di quella particolare forma di memoria che non può essere ricordata (memoria autobiografica), ma solamente agita.

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