Questo è un tema molto delicato, un tema che però non può non essere affrontato dai genitori. Che sia implicito o meno, essere genitori significa anche educare i propri figli, ma purtroppo molto spesso la parola educazione rimane una parola vuota, anche se molto usata…
Innanzi tutto è doveroso dire che l’educazione NON è l’istruzione, cioè non è solo insegnare delle cose, come d’altronde l’educazione non può essere dare un modello da imitare, questo sarebbe diseducativo. E’ normale invece che i bambini e le bambine possano identificarsi nei loro genitori, ma il frutto di questa identificazione, sarà un qualcosa di assolutamente soggettivo, unico e non prevedibile. Gli aspetti dei genitori su cui ci sarà identificazione, lo si potrà constatare, ma come ho detto prima, non lo si può prevedere.
Va da se’ però, che l’educaizone non può esaurirsi nell’identificazione, anche se l’identificazione ne è un aspetto essenziale. Educare, l’educere, sarebbe il favorire l’emregere di ciò che c’è, del potenziale latente. Questo è sicuramente vero in un ottica puramente pedagogica, se però alla pedagogia affianchiamo anche una teoria del funzionamento mentale, come può essere quella di Fonagy (sulla Mentalizzazione), allora ci accorgiamo che che l’educere non basta, non è sufficiente. Se partiamo dal fatto che ognuno di noi ha un proprio potenziale che può più o meno esprimersi, dobbiamo anche altrettanto dire che in ognuno di noi c’è una capacità più o meno sviluppata di Costruire le proprie potenzialità. Questo aspetto di costruzione non è un fatto individuale, ma è strettamente dipendente dal cosa accade nel rapporto che i bambini/e hanno con i propri care giver e con l’ambiente circostante. Una responsabilità implicita del genitore, è che il suo essere, il suo modo di fare relazione, di fare coppia o di aver fatto famiglia, sarà la base, su cui il proprio bambino/a edificherà il proprio senso di Se’.
In quest’ottica educare, significa (oltre all’educere) anche riflettere su quello che si sta trasmettendo al proprio bambino/a, educare in modo consapevole significa essere coscienti che il proprio modo di essere, pensare e sentire diventerà la base su cui il bambino/a costruirà il proprio modo di vedere Se’ e gli altri, diventerà il proprio modo di orientarsi. Responsabilità non significa colpa, non significa automaticamente che se il bambino ha dei problemi “allora” la colpa è del genitore; responsabilità significa che il ruolo del genitore è quello di aiutare e sostenere il proprio bambino/a nella capacità di leggere le situazioni, sapendo che la capacità di leggere le situazioni è un qualcosa che si Co-costruisce insieme, che non esiste un bambino isolato dalla mamma e dal papà, come non esiste un bambino che nasce senza degli aspetti potenziali innati propri.
“Riflettere su quello che si sta trasmettendo al proprio bambino/a”, mi sembra un aspetto fondamentale. Significa avere genitori attivi, attenti, capaci di riflessioni costruttive sulla propria persona, capaci di guardarsi dentro con coraggio, di senso critico, di guardare i propri errori per capirsi ed evolversi.
La qualità di relazione con se stessi mi sembra un aspetto importante per avere relazioni di qualità coi propri figli e non solo.
Quanto è vasto e affascinante questo argomento!
La casa non è un luogo fatto di pareti di cemento. La casa è un luogo dove c’è accoglienza, attenzione, ascolto, protezione, amore. Senza questi valori non vale la pena neanche edificare le mura.
Grazie