Prima di curare un Disturbo Alimentare

Per affrontare questo vasto argomento è bene sottolineare una nota preliminare ad ogni possibile trattamento. Quando ci si chiede qual’è la migliore cura per l’anoressia, la bulimia, e l’obesità psicogenza, prima di tutto è necessario chiedersi se la paziente (o il paziente) ha una qualche motivazione verso una qualsiasi tipo di cura. Individuare una buona cura per qualsiasi tipo di disturbo è possibile, ma, è un passo successivo rispetto alla questione se la paziente può vedere (e credere realmente) di avere un problema serio da affrontare. Questa sottolinatura è essenziale perché nella maggior parte dei casi, le pazienti che soffrono di un disturbo dell’alimentazione NON CREDONO di avere un problema.

La motivazione

Approfondire questa faccenda sarebbe molto complesso, ma questo punto, deve poter essere affrontato e capito in modo chiaro prima di pensare a quale tipo di trattamento potrebbe essere utile per quella paziente. Questo punto rientra sicuramente nei fattori che possono orientare un trattamento invece che un altro. La motivazione al trattamento non può essere data per scontata nei Disturbi del Comportamento Alimentare, anche quando una paziente chiede una cura, è essenziale poter andare a codificare bene la richiesta (lo fa per Se o la fa per qualcun’altro?).

Queste considerazioni valgono sopratutto per i parenti o gli amici di chi soffre di tali disturbi, spesso invece, queste considerazioni non sono di nessun interesse per le persone che sono affette da DCA.

La divisione interna

Le pazienti affette da DCA molto spesso sono divise al loro interno, la parte malata, che detta le proprie regole e costrizioni, poi l’altra parte, quella che ascolta i genitori, o gli amici, e che vorrebbe uscirne. Quando la malattia è molto forte, la parte malata è predominante, e la paziente è sua alleata. In questo caso la parte che vuole guarire è molto debole, e spesso esiste in funzione di ciò che dicono famigliari e amici.

Una vera cura

Non può non passare da un analisi di questa divisione. Le due parti vanno identificate e capite nel loro peso specifico. Per iniziare una vera cura, vanno capite le ragioni della malattia e i motivi per cui la paziente aderisce alle sue regole e costrizioni.

Per approfondire il discorso di chi non si vuol curare cliccare qui

6 commenti

  1. Buongiorno
    Io sono consapevole di avere il disturbo alimentare ho fatti 2 anni di psicoterapia per disturbi alimentari al cto a.Roma ma ultimamente sono ricaduta nel vortice e non so.piu cosa fare…sono stanca odio il cibo

    • Buon giorno Sonia,
      innanzi tutto bisognerebbe vedere cosa ne pensano gli psicoterapeuti che l’hanno seguita.
      Da quello che lei scrive più che una ricaduta sembra essere un ritorno della malattia (evidentemente non guarita). Se vuole io faccio anche delle consulenze online, se lo ritiene opportuno mi contatti pure.

      Cordiali Saluti
      dr. Mattioli

  2. Buongiorno Dott. Mattioli, io sono la mamma di una ragazza di 14 anni che soffre di anoressia nervosa, sono quasi due mesi che siamo ricoverate in un ospedale vicino Milano. Fortunatamente la terapia familiare l’ha aiutata, ma come lei, penso che la motivazione della guarigione sia essenziale. Qui le hanno curato il corpo, lei ha collaborato ma quello che le manca è trovare qualcosa che la spinga ad andare oltre. Oggi ha paura della dimissione e le crisi dovute a questo sono frequenti. Io ho altre due figlie che mi aspettano a casa e ho paura di non essere in grado di gestire tutto una volta uscite da qui.

    • Gent.le Donatella, sicuramente il momento delle dimissioni è molto delicato. L’importante è che sua figlia possa ad essere curata ambulatorialmente sia per la parte psicologica che per quella nutrizionale.

      dr. Mattioli

  3. Buongiorno Dottore
    Sono mamma di una figlia di 17 anoressica ha fatto già 5ricoveti in ospedale ma quello che non arriva è la motivazione sta facendo psicoterapia ma lei dice di stare bene…

    • Gent.le Simona,
      purtroppo è tipico che una paziente dica di stare bene nonostante sia ammalata, questa è la luna di miele con la malattia. Speriamo che il lavoro di psicoterapia possa modificare questo rapporto idealistico con i sintomi.

      dr. Mattioli

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