Chi non si vuol curare?

E’ un fenomeno frequente nei disturbi dell’alimentazione (ma non solo) che si incontrino ragazze con problematiche serie di malnutrizione o con sintomi importanti (ad esempio le abbuffate con o senza vomito) che invece di riconoscere il loro stato di sofferenza o di bisogno neghino la loro condizione rifiutando spesso il tipo di aiuto che può essere loro proposto. Questo tipo di pazienti difficilmente chiederebbero aiuto, spesso sono i famigliari vicini che chiedono consulenze e spingono la paziente ad iniziare un percorso di cura; spesso però la domanda a cui i famigliari faticano a rispondere è perché? Perché una ragazza/o con evidenti problematiche non ha una motivazione a curarsi e stare meglio?

Spesso nell’anoressia (sovente nei gravi sottopesi) la persona anoressica è immersa in vere e proprie ossessioni sul corpo e sul cibo in cui il tema di base diventa “la paura di ingrassare”. Questa paura di ingrassare nei disturbi alimentare deve essere ben compresa, questa paura non si riferisce semplicemente al “voler avere un miglior aspetto”, questa paura invece si riferisce spesso al fatto che “dimagrire” significa “avere il controllo” e dunque stare bene; vedere il numero della bilancia che scende significa letteralmente “stare meglio”, viceversa, vedere il numero della bilancia che aumenta significa invece andare in panico, angosciarsi.

La stessa cosa può valere per i sintomi delle abbuffate e del vomito. Spesso le abbuffate sono una sorta di impulso irrefrenabile che spinge la persona ad “ingurgitare cibo”, non a mangiare cibo (sentendone il sapore o il gusto), ma letteralmente riempire, questo tipo di mangiare spesso permette di “non pensare”, di annullare momentaneamente i problemi che affliggono, nei casi più seri l’abbuffarsi diventa un modo per annullare completamente ogni tipo di problema.

Lo stesso vomito permette di dare benessere, togliere ciò con cui ci si è riempite, togliere spesso ciò “che si desiderava” mangiare ma che è intollerabile poi trattenere perché non ce lo si può permettere.
Per questi motivi le persone che soffrono di disturbi dell’alimentazione non sono motivate a farsi curare, ma semplicemente perché i sintomi alimentari sono un modo di trovare un equilibrio di vita, sono un modo per esercitare il controllo, per sentirsi forti, e semplicemente diventano un modo patologico per provare ad esistere.

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