Il come dimagrire, da un punto di vista sociologico, lo si potrebbe definire un “must” contemporaneo delle culture occidentali. Dal punto di vista psicologico invece, è necessario evidenziare i potenziali rischi che soggiaciono a questa tendenza diffusa. Il rischio del dimagrire è quando una spinta mirata al proprio benessere e forma fisica, possa trasbordare in una vera e propria ossessione. È in queste occasioni che il dimagrire può diventare sintomo, e nel tempo trasformarsi in una patologia.

Dovere e potere

Se si guardano le rubriche (televisive o del web) su questo argomento, non si può non mettere in luce che il “modo” di affrontare questo argomento, è quello del dovere e quello del potere. Direi che il messaggio mass mediologico costruisce dei significati che “creano” il dovere, il dover dimagrire, e che tale dovere, lo si può esercitare attraverso un potere, basta volerlo e allora si può “dimagrire”. Vorrei sottolineare la pericolosità psicologica di questi significati (così facilmente assorbibili dagli spettatori), perché tali significati, sono gli stessi che trovo stratificati e radicati nelle pazienti affette da DCA che curo quotidianamente.

Perdere il senso delle cose

E’ molto frequente che una paziente anoressica sa “che deve dimagrire” ma non sa il perché, ovvero, non sa più “il perché” quelle gambe, quella pancia o quei fianchi non vanno più bene.  L’unica cosa che sa è che LEI deve dimagrire, ovvero, obbedire a quel tipo di imperativo. Se in un primo momento il “poter” dimagrire può restituire una sorta di gratificazione narcisistica, pian piano  la gratificazione lascia il posto all’ossessione. L’esercizio  del poter dimagrire, nel tempo diventa un dover dimagrire, ovvero l’obbligo di doverlo fare. Quando questo obbligo si manifesta, diventa impossibile tornare indietro. Troppa sarebbe l’angoscia da affrontare, e oramai scarse diventano le motivazioni.
Ma il fatto più preoccupante è che la memoria della propria storia tende a deteriorarsi, a perdersi inesorabilmente, creando le condizioni per entrare  nella malattia senza accorgersene.

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2 commenti

  1. Credo che l’immagine di questo articolo, oltre che il genere femminile che in questo è il solo ad essere citato, siano fuorvianti. Questo articolo a me sembra essere come “il diavolo che viene come esorcista” .. ovvero finisce solo col confermare proprio il pregiudizio che sta condannando!
    Mi sembra quindi che i pregiudizi non siano solo sociali, ma anche dello scrivente …

    Il problema di adeguarsi/non adeguarsi a stereotipi sociali ce l’hanno gli uomini quanto le donne e credo che sia solo il più piccolo dei fattori che possono portare una persona a soffrire di DCA .. come del resto evidenzia la letteratura. Il rapporto con il proprio corpo e con l’alimentazione non sono solo legati al tema dell’immagine corporea ..

    • Gent.le Francesca Montali,
      per poterle dire qualcosa di più preciso, avrei bisogno che lei mi specificasse qual’e’ il pregiudizio che sarebbe condannato/confermato…..sottolineo comunque, che l’accostamento tra il “dovere e potere” che rilevo nei messaggi dei media, e nell’ascolto delle pazienti, non vuole assolutamente essere portato come causa della formazione di un DCA, ma se vuole, come un contenitore attraverso cui il disagio personale può manifestarsi.

      Cordiali Saluti
      dr. Mattioli

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