Capire cosa è importante per sé stessi

Esiste una routine della giornata in cui si fanno le cose consuete, in esse dovrebbero essere contenute anche le cose che si ritiene importanti. Ma le cose stanno davvero così? Se ci si ferma a riflettere, si può veramente dire che nel corso delle proprie giornate si fanno le cose importanti per sé?

Aprire una riflessione

Se si riflette sulle proprie giornate, e si guarda alle cose che si ritiene importanti che cosa si scopre? Le cose importanti per la propria vita appartengono già al quotidiano? Le giornate risultano soddisfacenti perché si fanno le cose che piacciono o si desiderano?

Gli interessi cambiano con il passare del tempo

Questa è una constatazione importante, gli interessi non rimangono stabili una volta per tutte. Ci sono orientamenti di base che guidano il vivere quotidiano, ma poi i propri desideri possono essere mutevoli, ciò che un tempo si voleva ardentemente oggi potrebbe essere la tranquillità del proprio quotidiano. Ma questa tranquillità è quello che si vuole? Si ha soddisfazione di questo, oppure un senso di banalità o di inutilità si affaccia nel proprio pensiero.

Osservare i desideri

Si desidera qualcosa? Oppure tutto si sfuma in un quotidiano conosciuto ma senza sorprese. Eppure il desiderio esiste sempre, c’è sempre un Altro a cui rivolgerci e che si può desiderare? Quando non si trovano tracce di desiderio in sé, allora un campanello d’allarme può suonare. Cosa soffoca la propria capacità di desiderare?

Accogliere il nuovo

Come riconoscere il nuovo? O ancora, come far sì che il nuovo accada. I rapporti vitali sono rapporti produttivi, dove l’incontro produce qualcosa di inaspettato, e il nuovo diventa il piacere di scoprire e di conoscere. I semi del nuovo lo si trova all’interno del pensiero, del modo di pensare. E va ricordato che il nostro pensiero si alimenta della parole dell’Altro. Il nuovo è caratterizzato da una parola piena di risonanza simboliche, nuove prospettive, nuove idee, nuovi interessi. La parola vuota invece è la parola che si ripete stancamente in modo abitudinario, che conferma sé stessa, e non da nuove spinte propulsive. Il nuovo però non va cercato in modo volontario, con intenzionalità (ora cerco il nuovo, si potrebbe pensare). Il nuovo è un prodotto imprevisto dell’incontro, per questo motivo si può riflettere sulla rete dei propri rapporti interpersonali, e capire quali incontri alimentano una crescita del pensiero, e quali invece ristagnano in un quotidiano senza prospettiva.

Chi vuole approfondire come la tematica del tempo influisca anche sul desiderio e il benessere può cliccare qui

 

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