Uscire dallo star male

Come è possibile uscire dallo star male? Le persone che soffrono cercano veramente questo? La psicoanalisi ha una posizione non comune su queste tematiche che può interessare sia le persone che soffrono, ma anche i loro famigliari o amici.

Sullo stare male

Il malessere psicologico può avere molte forme e manifestazioni. Spesso il corpo ne è coinvolto. La persona che sta male vorrebbe stare bene? Questa è la motivazione di base che spinge una persona nel richiedere un aiuto psicologico.

Quando il sintomo è egosintonico

Non è infrequente che le persone che stanno male, in realtà siano molto legate al loro stare male. Anzi può addirittura capitare che i sintomi generino preoccupazione è apprensione nei famigliari o amici, mentre il paziente non si considera tale, perché ritiene che le cose vadano bene così.

Sul voler eliminare i sintomi

Quando una persona sta male, mediamente avverte i sintomi come un disturbo, e tale disturbo si vorrebbe fosse eliminato. In questo senso i sintomi sono visti come si guarda ad un disturbo organico. Ciò che non fa bene deve essere eliminato. La richiesta d’aiuto sovente, è una richiesta di eliminazione dei sintomi.

Come eliminare i sintomi?

Questa è l’aspettativa implicita verso lo psicoterapeuta, ovvero di poter essere sottoposti ad una tecnica che permetta l’eliminazione dei sintomi. La psicoanalisi però ci ha mostrato che la mente non può essere considerata come un organo, di cui vanno trovati i pezzi difettosi per poterli sostituire.

Produrre i propri sintomi

La cosa che di solito la persona che affetta da disturbi psicologici non pensa, è che è lei stessa a produrre i propri sintomi. Questa constatazione è importante perché da questo punto di vista, i sintomi sono un aspetto di sé non riconosciuto come tale.

Il rischio di eliminare

L’atteggiamento di voler eliminare i sintomi, inconsapevolmente creano un muro contro muro tra diverse parti del sé. Questo è il rischio che sottende la volontà di eliminare i sintomi. 

Elaborare come via d’uscita

Per non rischiare il muro contro muro con sé stessi, il primo passo è appunto quello di accorgersi che la formazione sintomatica proviene dal paziente stesso. E che l’atteggiamento più terapeutico nei confronti dei sintomi non è quello di “tagliare” un aspetto di sé, ma bensì di aprirsi alla possibilità di comprendere. La parte di sé che si manifesta attraverso i sintomi, può essere vista come un vissuto che non ha trovato altro modo di esistere se non tramite la via sintomatica. La psicoterapia psicoanalitica, permette invece di accostare i sintomi per cogliere quale istanza psicologica è nascosta all’interno di essi. Per fare questo i sintomi non vanno eliminati, ma elaborati. Elaborare significa trasformare il vissuto incapsulato nel dolore, in una qualcosa di comunicabile e dunque riconoscibile. I sintomi fondamentalmente perdono il loro carico di dolore quando il nocciolo psicologico racchiuso al loro interno, può trovare un modo per entrare nel vivere quotidiano del paziente in modo positivo. Si tratta cioè di creare un posto per accogliere ciò che in un primo momento non era accettabile dal soggetto cosciente. 

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