Sono molto colpito nel constatare come il problema della dislessia venga percepito dagli insegnanti, dai genitori e a volte anche da alcuni addetti ai lavori. I problemi che riguardano l’apprendimento, ovvero la dislessia (problema nella lettura), la disgrafia (problema nella scrittura) e la discalculia (problema nel fare i calcoli), sono tutti problemi che implicano funzioni cognitive complesse. E’ noto che in questi problemi dell’apprendimento vengono chiamati in causa delle alterazioni di tipo genetico che produrrebbero le alterazioni delle funzioni cognitive. Gli studi neuroscientifici evidenziano ad esempio l’alterazione del cromosoma 15 nella dislessia, e in genere si pensa che altri geni possano essere implicati. La cosa che colpisce però è che nel senso comune, parlare di problema genetico sembri il parlare di un qualcosa di “costitutivo” dell’individuo, qualcosa di strutturale. Una riflessione interessante rispetto alle questioni che riguardano specificamente la lettura e la scrittura credo la si possa fare se si inquadrano queste due funzioni psicologiche all’interno di un quadro Storico-Evolutivo.
Storicamente possiamo datare la capacità degli esseri umani di elaborare il linguaggio attraverso la scrittura da circa 4000 anni. Le neuroscienze evidenziano come la lingua parlata avvenga spontaneamente e senza un istruzione specifica nella prima infanzia, mentre l’apprendimento della lettura e della scrittura richiedono una “guida” e avviene in età più avanzate, in coincidenza di solito con l’inizio della scolarizzazione.
E’ opportuno ricordare che in assenza di scolarizzazione le abilità di lettura e scrittura non si sviluppano nonostante la presenza di normali capacità cognitive.
Questa sottolineatura è importante nell’approcciare i problemi dell’apprendimento poiché è essenziale rendersi conto che affermare che ci sono delle alterazioni genetiche in bambini affetti da dislessia, non significa affermare che la componente genetica non sia in “interazione” con gli aspetti ambientali, anzi, come abbiamo visto in assenza di una guida, le abilità di scrittura e lettura non si svilupperebbero autonomamente.
Questo significa che i geni da soli non possono produrre la lettura o la scrittura.
Le neuroscienze hanno mostrato come le funzioni cognitive coinvolte nella lettura e scrittura non hanno una sede in un “centro nervoso” come raggruppamento neuronale direttamente responsabile di una specifica funzione; infatti per l’espletamento di un qualunque processo mentale è necessario un intero sistema d’aree corticali intimamente collegate tra di loro, che lavorino in sintonia e integrazione.
Ci sono aree del cervello quali l’area occipitale posteriore, l’area temporo occipitale inferiore, l’area di Wernicke e quella di Broca, che sono coinvolte nel sostegno delle funzioni cognitive connesse alla lettura e alla scrittura, ma che non le determinano in maniera preordinata senza il rapporto con l’ambiente. La specializzazione funzionale nel cervello non è il frutto di un qualcosa di già dato a-priori, ma è il lungo frutto dell’interazione tra le strutture cerebrali, l’esperienza umana e lo sviluppo di determinate funzioni cognitive nel corso dei secoli. Per questi motivi, ogni terapia o riabilitazione della dislessia e dei problemi dell’apprendimento non può essere solamente ricercata in un ipotetica terapia genica che ripristini i geni difettosi, come non può concentrarsi solamente sulle funzioni cognitive partendo dal presupposto che ciò che la scuola chiede ai propri studenti sia “naturale ed iscritto nel codice genetico”.