Una nuova strada per le Neuroscienze e la Psicologia

Soprattutto oggi nel mondo della tecnica sempre di più vi è la ricerca dei modi per arrivare alla comprensione delle cose. La tecnica ha permesso notevoli progressi nel campo della fisica, della medicina e della scienza in genere. Il modello scientifico più in voga soprattutto nella medicina è quel modello che permette di individuare le funzioni, e il substrato anatomico che presiede a tali funzioni.

Nel momento in cui questi due meccanismi vengono individuati, la ricerca si orienta (sopratutto nell’ambito delle malattie) nel trovare quegli interventi (spesso di natura biologica) che vadano ad interagire sul substrato anatomico per poter poi modificare la funzione “malata”. Questo tipo di modello mi sembra venga preso in considerazione anche nel campo delle problematiche di tipo Psicologico e Psichiatrico; tant’è che la ricerca psicofarmacologica si concentra sullo studio del substrato anatomico del cervello, per poter trovare quei farmaci che possano modificare quelle funzioni psicologiche che con una certa semplificazione si possono denominare come “disturbi” o “malattie” della mente.

Chi si occupa di clinica, ovvero le persone che stanno “vicino” ai pazienti per cercare di alleviarne il dolore e la sofferenza, penso si accorgano che il salto che esiste tra la spiegazione anatomica che le neuroscienze danno del funzionamento del cervello e l’esperienza che si fa del paziente, contiene uno “iato” davvero importante, si avverte che c’è ancora “molto” da scoprire e da comprendere nelle correlazioni tra substrato anatomico e funzioni della mente. In questo senso vorrei indicare il mio interesse per gli studi di Stuart Hameroff, un neurobiologo americano che studia il substrato del cervello non partendo dal presupposto che il cervello sia solamente “una macchina biologica”, ma studiando il  cervello dal punto di vista della fisica, ovvero cercando di indagare i processi fisici che sostengono le funzioni biologiche implicate nei processi cerebrali.

Questo salto di paradigma lo ritengo di estrema importanza in quanto l’approccio tradizionale di tipo biologico che attualmente è maggiormente praticato all’interno delle neuroscienze parte dal presupposto di studiare il cervello partendo dal presupposto che il cervello possa essere considerato solamente come un “oggetto” sottoposto alle leggi della fisica classica.

Stuart Hameroff con il suo studio rivolto all’attività fisica che potrebbe avvenire all’interno del citoscheletro dei neuroni, ha aperto la porta all’individuazione di un luogo in cui possano avvenire fenomeni fisici di tipo relativistico e non sottoposti alle leggi della fisica classica. Questi fenomeni da lui individuati avrebbero secondo la sua teorizzazioni degli effetti non secondari nella trasmissione del segnale tra sinapsi e assoni nella comunicazione tra i neuroni. Questo tipo di teorizzazione è sostenuta anche dal fisico Roger Penrose che insieme a Stuart Hameroff hanno sviluppato questo modello delle connessioni neurali, modello che attualmente è conosciuto come “Orch OR model”.

Chi fosse interessato può leggere gli sviluppi di questi studi attraverso il sito internet

http://www.quantumconsciousness.org/

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