Odifreddi e la critica a Lacan

Per chi si interessa di epistemologia e di interdisciplinarieità troverà interessante approcciare una questione che possiamo porre a cavallo tra la teoria psicoanalitica e la matematica e la geometria. Odifreddi nel suo bel libro “Abbasso Euclide!” a più riprese critica in maniera diretta due applicazioni geometriche che Lacan ha sviluppato nei suoi seminari.

La prima critica riguarda l’utilizzo che Lacan fa del cross cap o asfera come la chiamava lo psicoanalista francese.
Ecco un estratto del testo: “Tra tutte le applicazioni di questo modello, la più improbabile è quella fattane nel 1962 dallo psicoanalista J.Lacan, nel suo seminario L’identificazione come supporto della struttura del fantasma. L’idea, se vogliamo chimarla così, è che “ogni significante significa allo stesso tempo se stesso e il suo contrario”. Dunque, rappresentando lo spazio concettuale come un cerchio, ogni punto viene identificato con il suo antipodale, ottenendo un piano proiettivo: modello appunto dal cross cap, che Lacan chiamava “a-sfera”.

L’altra critica invece riguarda uno dei concetti più importanti dell’ultimo Lacan, ovvero quella del nodo borromeo.
Ecco un altro estratto del testo di Odifreddi: “Puramente metaforica è invece la strombazzata applicazione che ne ha fatto nel 1973-74 il già citato Lacan, nel suo seminario Le non-dupes errent, “I non-idioti errano” (una supposta arguta omofonia di Les noms du père, “I nomi del padre”).

Egli identifica nei tre anelli Borromei il Reale, il Simbolico, e l’Immaginario. E dall’impossibilità  di reciderne uno senza che gli altri due si disconnettano, deduce “Questi tre anelli, anelli di spago, sono strettamente equivalenti…L’importante è che tanto il Reale quanto l’immaginario e il Simbolico possano giocare esattamente la stessa funzione in rapporto agli altri due”.

E’ evidente, soprattutto dai toni, che Odifreddi critichi “l’uso” che Lacan fa di questi oggetti geometrici, però se vogliamo porci in un ottica interdisciplinare è interessante porci alcune domande, la prima e la più cruciale direi la si possa riassumere in questo modo, qual è la critica che viene rivolta a Lacan? Direi che il punto sia proprio questo, se si volesse entrare nel merito (in senso interdisciplinare) non si riesce a capire nei contenuti cos’è che non va, ciò che se capisce è che Odifreddi non considera corretto l’utilizzo che Lacan fa di questi oggetti geometrici. Sembra che quello che non stia bene ad Odifreddi sia quello di utilizzare degli oggetti geometrici come metafore di concetti clinici, nello specifico direi che l’accostamento del cross cap al significante e quello del nodo borromeo ai tre registri dell’esperienza del Reale, Simbolico, Immaginario evidentemente a lui pare improbabile. Se dovessi muovere io “un piccolo appunto” ad Odifreddi, un appunto “Logico” direi, è quello che nel suo scritto si sente dai toni la critica, ma poi non si capisce il contenuto, e questo direi che è un peccato, perché se ci fosse stato un contenuto, allora per gli studiosi dell’argomento sarebbe stato interessante confrontarsi con le sue argomentazioni, se invece i contenuti non ci sono, allora non può che trasparire la diffidenza di Odifreddi verso lo psiconalista francese, o verso la psicoanalisi in generale.

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