È possibile mentire a sé stessi? Direttamente direi di no, ma è possibile mentire a sé stessi attraverso gli altri. Il mentire a sé stessi, parte dalle proprie credenze, e le proprie credenze sono vere per definizione, altrimenti non sarebbero tali. L’altro invece è colui che può instillare un dubbio, aprire una breccia in ciò che si vive, è da lì che può iniziare il mentire a sé stessi, cioè l’illudersi.
Autoconvincersi
Di fronte al dubbio posto dall’altro, ci si può chiudere a riccio e non ascoltare il dubbio che si è sollevato, si può negare che forse c’è un briciolo di verità nel dubbio. Mentire a sé stessi e un non voler vedere, è un dirsi che le cose andranno diversamente, che le cose “devono andare così”. L’autoconvincimento è una costruzione mentale, è l’immaginario che immagina sé stesso, che esclude la parola dell’altro.
La parola dell’altro
Chi mente a sé stesso è qualcuno che non ascolta, la parola dell’altro, afferma un discorso in cui c’è fondamentalmente lui, parla una parola immaginaria, una parola refrattaria ad altri punti di vista, punti di vista che minerebbero l’equilibrio costituito.
Equilibrio normale o patologico
L’equilibrio non è un valore in sé, l’equilibrio è una sorta di punto di mezzo tra forze contrastanti, per questo motivo vi possono essere equilibri normali, o patologici. Una malattia psichica, è una forma di equilibrio disequilibrante. Nella patologia, si è costituita un identità che fa soffrire, ma un identità. Questo è il motivo per cui non è facile “lasciare” una patologia, perché lasciare, equivale a spostare l’equilibrio patologico, e il punto di equilibrio, è un equilibrio tra forze.
Mentire a sé stessi, è un modo pervicace di mantenere un equilibrio inconscio, anche se questo equilibrio è patologico. Ciò che non si vede, e che il mentire a sé stessi nasconde un godimento segreto, magari di cui ci si vergogna, ma che è intimamente legato alla propria anima psichica.