Leggere Freud

Sigmund Freud rimane uno degli autori più citati e discussi nel campo psicologico, oltre che ovviamente in quello psicoanalitico. Molti lo criticano, e non raramente lo si ritiene superato. Diversi autori per mostrare la fondatezza delle proprie teorie, si differenziano “appunto” da Freud per evidenziare come “loro” siano nel giusto. Dall’altro canto, accade invece che Freud venga “utilizzato”. Freud viene spesso citato, oppure si esplicita ciò che avrebbe detto, si sostengono posizioni del presente attraverso di lui. In breve, si corre il rischio di far dire a Freud qualcosa che lui non aveva intenzione di dire.

La resistenza

Quando Freud si interrogava sul perché le sue posizioni fossero così non accettate e controverse dal mondo accademico, si disse che forse tra le persone così dette normali erano in atto delle resistenze. Oggi come allora la psicoanalisi suscita delle resistenze, suscita delle perplessità. Oggi come allora la psicoanalisi viene generalmente considerata come poco terapeutica.

Ma è realmente così?

Gli assunti di base della psicoanalisi sono gli stessi, oggi come allora, il TRANSFERT e la RESISTENZA. Se Freud pensava che questi fossero dati da cui partire, lo stesso lo si può pensare anche oggi, ma con una variante, la formazione personale dell’analista. Per capire Freud, per intendere quello che voleva dire (e non quello che gli attribuiscono i più svariati commentatori), è necessario leggerlo, e non leggere quello che dicono i commentatori. Freud ha scritto molto, è facile trovare un argomento di interesse. Per capire Freud un po’ più in profondità, oggi sappiamo che leggerlo non è sufficiente, l’esperienza dell’analisi personale, permette di cogliere in vivo il transfert e la resistenza.

I due dati dell’esperienza possono essere “visti” (soprattutto) se c’è stata una formazione personale di tipo psicoanalitico, se si è potuto constatare che anche in “noi” sono “in opera” quei dati dell’esperienza. Oggi non c’è più l’isteria causata  da una forte repressione morale, le resistenze verso la guarigione si nascondono sotto le pieghe del “socialmente condiviso”. I sintomi sono sempre caratterizzati da una forza intrinseca, e la forza della ripetizione, può essere nascosta dal misconoscimento della sua vera natura.

Un esempio esplicativo

E’ abbastanza frequente che i disturbi alimentari siano considerati (in ambito professionale e sociale) di origine fisica. Li si tende a considerare dei disturbi che rientrano in un ambito medico, piuttosto che psicologico. In questo senso si può osservare come la “resistenza” verso la cura (molto frequente in questi tipi di disturbi) va a sovrapporsi con una resistenza di ambito sociale. Credere che il disturbo sia di tipo medico, fa meno paura che il considerare il disturbo di ordine psicologico.

Un disturbo psicologico implica una certa responsabilità personale e famigliare, e questo da fastidio, questo di solito è quello di cui non ci si vuole occupare. Ecco come la resistenza del sintomo individuale, va a sovrapporsi ad una resistenza di ordine sociale. L’incapcita collettiva di vivere una propria responsabilità di tipo psicologico, si sovrappone con la negazione della responsabilità individuale e famigliare dei sintomi psicologici.

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