Ci sono molte problematiche che accompagnano la vita delle persone e che per lo più rimangono come “segrete zavorre” del quotidiano. Nella mia pratica clinica uno dei sintomi più diffusi è quello della stitichezza. Questo problema spesso è considerato come un qualcosa di cui non è facile parlare, la vergogna per esprimere una cosa così intima inibisce la possibilità di farsi una semplice domanda, perché? Perché c’è la stitichezza?
Comunemente la stitichezza viene trattata come un sintomo di tipo medico, un sintomo che viene curato nei casi più gravi con forti lassativi, oppure attraverso un attenzione al proprio stile alimentare, e spesso ci si rivolge al campo dell’erboristeria tentando di trovare quella soluzione che permetta di regolarizzare il transito. Tutto ciò è patrimonio conosciuto e condiviso a livello sociale. Ciò che invece mi accorgo diventa più difficile per le persone, è la possibilità di prendere in considerazione che questo problema possa avere delle radici di tipo psicologico. Spesso le persone che vivono questo problema faticano a cogliere quanto questo sintomo possa apportare delle limitazioni e inibizioni nella vita sociale e di relazione.
Chi soffre di stitichezza fatica enormemente ad accorgersi che l’atto dell’evacuazione intestinale suscita un insieme di sensazioni che hanno il carattere di un importante intimità. Il disagio nel dover evacuare in “luoghi” non famigliari oppure la necessità di creare una situazione di forte isolamento, sono solo alcune delle difficoltà che chi soffre di stitichezza spesso è costretto a vivere.
Nell’intimo di queste persone si annidano sensazioni di grande insicurezza e timore, la necessità di avere “uno spazio proprio” per fare la cacca, diventa un modo per nascondere e preservare queste importanti paure dall’attenzione e dallo sguardo indiscreto dell’altro. E’ a partire da queste considerazioni che l’uso di lassativi può diventare anche un abuso o una dipendenza, in cui si ricerca nell’alimentazione o negli integratori alimentari la regolarizzazione di un qualcosa che rimane in maniera importante “nascosta”. Le complicanze psicologiche e sociali della stitichezza sono molteplici, la stitichezza come fobia sociale impedisce spesso alle persone di poter vivere con serenità ad esempio le vacanze, andare nei campeggi, condividere appartamenti con amici o amiche. Spesso anche se in maniera silenziosa questa fobia può essere presente anche verso i propri famigliari o le persone care.
La stitichezza può accompagnare nell’individuo delle tematiche di inibizione sociale o relazionale, il rapporto con gli altri può avvenire si, ma solo a certe condizioni. La stitichezza ha anche delle ripercussioni sulla percezione interna, gonfiori, sensazioni di pesantezza “alla pancia”, possono spingere (soprattutto le donne) a trovare metodi di evacuazione forzata. Solitamente la stitichezza psicologica nasconde un “blocco” nel poter vivere e/o condividere una certa gamma di emozioni o sentimenti, spesso la stitichezza nasconde delle emozioni di “inadeguatezza verso di sé e verso gli altri”.
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Dott. Mattioli,
L’articolo é davvero interessante, rimango sempre più affascinato dalla psicologia, e dell’importanza de fare attenzione a se stessi, alle proprie emozioni e comprendere ed accetare che siamo un mistero per noi stessi.
Buonasera ,mi chiamo Giada e sono mamma di una bimba di cinque anni che convive con la stitichezza da sempre . vorrei approfondire l argomento e avere dei consigli preziosi su come comportarmi più di quanto abbia fatto fin ora . spero di essere ricontattata presto per poter spiegare meglio il caso in questione .
Mi rivolgo a lei perché questo peroblema che sta agfro tando in età così tenera la sta facendo crescere come un adulta ! Ripeto il caso è particolare e ad oggi siamo disorientati e vorremmo non sbagliare più con lei !
Gent.le Giada,
ho visto che ha avuto difficoltà nel mettersi in contattato con me, in questo caso avendomi contattato anche attraverso la pagina Facebook, la informa che le risponderò attraverso quella pagina. Ne approfitto per dire a tutti i lettori del blog che ogni volta che viene messo un post, prima che esso possa essere visibile deve passare al vaglio dell’amministratore del blog, in ogni caso, chi trovasse difficoltà nel lasciare commenti o nel contattarmi lo può segnalare all’indirizzo mail moreno.mattioli@alice.it
Grazie
dr. Mattioli
Salve ho tutti i sintomi che lei descrive.. e credo che andando avanti così rischio di impazzire… cosa posso fare per uscire definitivamente da questa situazionè?.. sono davvero esausta.. grazie ..
Gent.le Samy,
per poterle dire qualcosa dovrebbe descrivere in breve la storia della sua stitichezza (quando è comparsa, quali tentativi ha fatto per risolverla…..).
Cordiali Saluti
dr. Mattioli
Gentilissimo dottor Mattioli,
mi interessa moltissimo la parte psicologica del disturbo, cioè quando ha scritto” la stitichezza psicologica nasconde un “blocco” nel poter vivere e/o condividere una certa gamma di emozioni o sentimenti, spesso la stitichezza nasconde delle emozioni di “inadeguatezza verso di sé e verso gli altri”. Potrebbe approfondire per favore questo tema o indicarmi un libro che parla di questo?
La ringrazio moltissimo sin d’ora per la sua risposta.
Molti cordiali saluti
Gent.le Daniela,
le risponderò ad inizio settimana prossima.
Buona giornata
dr. Mattioli
Allora…..l’andare in bagno, il fare la cacca potrebbe essere un fatto naturale, forse una delle cose più naturali….nel piccolo dell’uomo però le cose non vanno così, noi non possiamo fare la cacca e la pipì dove capita e quando ci capita, NOI VENIAMO EDUCATI a farla in determinati posti e determinati modi (es. il bagno). È nel secondo anno di vita, che il bambino entra a contatto con tutto ciò, quando avviene lo svezzamento dal pannolone e si introduce il vasino. Il CHI si occupa di questo, e anche la situazione in cui avviene questo svezzamento hanno un ruolo fondamentale. In un qualche modo CHI fa questo svezzamento, e/o la situazione in cui avviene, trasmettono e lasciano al bambino un Quid sull’esperienza fatta, questo Quid diventerà la forma con cui (e attraverso cui il bambino organizzaera il suo modo di rapportarsi a questi bisogni). E’ in queste periodo che possono innescarsi delle tracce di esperienza problematiche, che possono far sentire il loro peso da subito, o successivamente in concomitanza di eventi problematici dello sviluppo.
Spero di essere riuscito in parte ad ampliare l’argomento…..
Cordiali Saluti
dr. Mattioli
Buonasera Dottore..
Io sono disperata..sono una responsabilità amministrativa e ora sono in gravidanza nel sesto mese..sto formando professionalmente la mia collega..Ho due mesi di tempo e vedo che per la mia collega che non si intende molto di amministrazione è dura e ho paura di non riuscire a firmarla bene..sono frustrata da questa cosa.. dormo poco la notte e la mattina sono più stanca di quando sono andata a letto..
È una settimana che non mi scarico e sono convinta che sia una cosa psicologica….
Sembra quasi che voglia trattenere qualcosa che è mio e ho paura a darlo ad altri..non so se mi spiego….
Cosa posso fare per sbloccarmi?
Ho provato tutto..perette fibre acqua calda a digiuno di tutto ma ancora niente..
Ho paura essendo in gravidanza che succeda anche qualcosa al bambino..
Attendo sue.
Grazie mille.
Gent.le Silvia,
questo vuol dire che lei prima di questo periodo non ha mai avuto problemi di stitichezza?
Cordiali Saluti
dr. Mattioli
Buonasera dottore, cercherò di esporre il mio problema brevemente. Soffro di stitichezza cronica ormai da circa 7 anni, prima di allora non ho mai avuto problemi di evacuazione (due volte al giorno anche tre sempre agli stessi orari). Da quando ho cominciato ad avere disturbi sono andato dal medico e da lì ho provveduto a fare gli esami del caso, allertato (il medico) anche dal fatto che mia madre aveva avuto un tumore al colon (purtroppo non ce l’ha fatta…).
Ho fatto colonscopia, allergie alimentari ecc…riscontrando solo una intolleranza al lattosio.
Negli anni ho avuto anche problemi di emorroidi e ragadi anali, probabilmente dovuti alla stitichezza.
Il problema è che non è solo la stiichezza che mi affligge, vado di corpo molto spesso male, feci caprine, oppure frammentarie, è tutto sballato, è davvero raro che vada di corpo bene.
Nel quadro clinico per completezza aggiungo che soffro anche di iperplasia prostatica da qualche anno (più o meno compatibilmente con i problemi intestinali) e che quindi l’andare male di corpo mi danneggia anche da quel punto di vista.
Sento che il problema intestinale è sopratutto psicologico, se ho per esempio la possibilità di stare da solo a casa (ho moglie e due figlie) va decisamente meglio, riesco a rilassarmi e a svuotarmi seppur ad orari diversi rispetto ad anni fa. Al lavoro è un incubo ma anche a casa ho dei problemi. Aspetto il weekend per poter stare un po’ meglio ma a volte non è così. Ho paura che inconsciamente abbia somatizzato la morte di mia madre e che abbia aggiunto al mio stato già di per se molto ansioso.
Grazie in anticipo.
Gent.le Ivan,
la sua descrizione è molto accurata, e se possiamo escludere problematiche di tipo corporeo, la sua ipotesi psicologica mia sembra valida. Se le cose stanno così, le consiglio di fare una valutazione del suo quadro psicologico con uno psicoterapeuta (le consiglierei di orientamento psicoanalitico).
Cordiali Saluti
dr. Mattioli
Salve Dottore, io ho iniziato a soffrire di stitichezza durante la quarantena. Mangiavo tanta verdura, bevevo 2 litri di acqua al giorno e mi allenavo, ma nonostante ciò non riuscivo ad andare. Dopo due anni sono andata da un gastroenterologo, mi ha dato una cura e sono stata meglio.
Alterno periodi in cui vado tutti i giorni e periodi in cui non vado e tante volte ho dovuta ricorrere al clistere.
Solitamente vado in bagno la mattina, ma da quanto ho iniziato il tirocinio non vado più perché non sono a casa. E lo stesso accade quando vado in vacanza.
Quindi inizio a pensare che il mio problema sia psicologico, come lo devo risolvere?
Gent.le Martina, dovrebbe verificare che il sintomo sia situazionale, ovvero, che in alcune condizioni logistiche lei può andare (ad esempio da sola a casa sua?) e in altre no, tipo in vacanza in un appartamento condiviso? Questi sono solo esempi, lei dovrebbe capire quali sono le condizioni situazionali che le permettono di andare in bagno.
Mi faccia pure sapere….. (se vuole mi scriva via mail)
dr. Mattioli