La psicoterapia nell’infanzia

Nei bambini possono manifestarsi dei disagi di tipo psicologico o anche di tipo psichiatrico. Le manifestazioni di disagio nell’infanzia possono essere molteplici e suddivisi in diverse aree, ci possono essere delle sintomatologie che rientrano nel campo della sfera ansiosa-depressiva, in cui i bambini sono preda di paure e timori che vanno a inibire la possibilità dello stare con gli altri, il rendimento scolastico e possono problematizzare anche i rapporti all’interno della famiglia. I sintomi più comuni in quest’area sono i problemi riguardanti i risvegli notturni, la paura di dormire da soli, oppure le paure eccessive che creano un inibizione nel giocare liberamente con gli altri bambini, problemi di forte timidezza e/o di isolamento eccessivo.

Altri tipi di disturbi riguardano la sfera dell’apprendimento. Sono noti oramai le problematiche della dislessia, disgrafia e discalculia, problematiche che investono l’area dell’apprendimento e che sfavoriscono la capacità del bambino di seguire un normale iter scolastico. Queste problematiche si iniziano solitamente a riscontrare nei primi anni delle scuole primarie, la dove il processo di apprendimento inizia a strutturarsi e dove la scuola inizia a richiedere delle prestazioni al bambino, sia sul piano linguistico e sia sul piano logico.

Altre problematiche che si manifestano nei bambini riguardano i problemi dell’attenzione, problematica che investe la capacità dei bambini di mantenere un attenzione focalizzata e selettiva su un compito, spesso (anche se non sempre è così) ci può essere in associazione una problematica di iperattività. Nell’iperattività il bambino sembra impossibilitato a mantenere un controllo sul proprio comportamento, e questo spesso lo si evidenzia all’interno della prima scolarizzazione in cui ai bambini è richiesta la capacità di focalizzare la propria attenzione su di un compito, riuscendo ad inibire i propri impulsi rispetto al movimento. (E’ nota all’inizio delle scuole primarie la normale difficoltà dei bambini nel rimanere seduti per molto tempo sulle sedie nelle aule scolastiche).

Nei bambini si possono anche riscontrare dei disturbi di tipo ossessivo compulsivo, in cui i piccoli sono costretti a ripetere delle azioni ripetitive o di sottostare a degli strani rituali che spesso agli occhi degli altri balzano come comportamenti anomali. Questi comportamenti però non devono essere confusi con le stereotipie di tipo autistico, in cui il bambino sembra avere un rapporto con gli oggetti di tipo fusionale, ripetendo gesti o
comportamenti che non sembrano orientati alla comunicazione diretta, ma diventano più una difesa dal mondo esterno.

Molte altre possono essere le manifestazioni di disagio nei bambini, ma ciò che risulta rilevante è la modalità di intervento. L’uso degli psicofarmaci nei bambini non è la terapia elettiva, gli psicofarmaci vengono solitamente utilizzati nelle problematiche maggiormente psichiatriche, ma la tendenza è quella di usarli “solo” in caso di evidente necessità, ovvero dove è necessario cercare di ridurre una sintomatologia che sta diventando estremamente invadente e invalidante. La psicoterapia invece è l’intervento elettivo di aiuto per il disagio psicologico e psichiatrico nei bambini. La psicoterapia che usa come strumento di intervento “il gioco” è l’ambito in cui si possono modulare degli interventi maggiormante miranti alla personalità del bambino, oppure come nei casi dei disturbi dell’apprendimento la psicoterapia si focalizza maggiormente sulle funzioni cognitive, come quelle dell’attenzione, attenzione selettiva, della coordinazione senso motoria, oculomotoria e uditivo motoria (nel trattamento delle dislessie, disgrafie, e discalculie). Una valutazione importante comunque, prima di iniziare ogni tipo di trattamento, è la valutazione riguardante gli aspetti della personalità e gli aspetti cognitivi che sono implicati nella problematica del bambino, questa valutazione deve essere accompagnata da una considerazione specifica del contesto famigliare e sociale, in cui è essenziale coinvolgere in maniera consapevole i genitori del bambino.

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