Il ruolo della memoria nelle problematiche Psicologiche

L’intreccio che sta lentamente avvenendo tra Psicologia e Neuroscienze ha già prodotto alcuni dati importanti per le applicazioni cliniche. Si ritiene che una delle implicazioni maggiormente rilevanti per il piano clinico possa derivare dalla distinzione che è stata introdotta nella memoria a lungo termine, la quale oggi è distinta in memoria esplicita (o memoria dichiarativa o autobiografica) e memoria implicita (o non dichiarativa). La memoria esplicita è una memoria cosciente, che può essere verbalizzata e rappresenta la storia autobiografica del soggetto. La memoria implicita, non è ne cosciente ne verbalizzabile, essa comprende il priming, la dimensione procedurale (relativa all’apprendimento motorio) e quella affettivo-emozionale delle esperienze primarie (anche traumatiche). La memoria implicita è il deposito delle esperienze pre-verbali e dunque pre-simboliche che andranno a costituire un nucleo del Sé inconscio non rimosso, che potrà condizionare la vita affettiva, emozionale, cognitiva e sessuale dell’individuo. Come già descritto da M.Mancia (2004), la memoria implicita e la sua organizzazione anatomo funzionale può costituire un punto di incontro tra neuroscienze e psicoterapia. La memoria è una funzione complessa  della mente e del cervello che interessa molti campi di ricerca, da quello neuropsicologico a quello biologico-molecolare, da quello psicologico-sperimentale a quello della psicoterapia.

Come hanno evidenziato (Squire, 1994; Schacter, 1996), la memoria esplicita può essere selettiva, episodica (riguardare ad esempio alcuni fatti specifici del soggetto), oppure può essere semantica, e riguardare fatti, conoscenze, e la capacità di dare un senso al ricordo delle esperienze più antiche. La memoria esplicita permette dunque un processo ricostruttivo della propria storia. La memoria implicita invece si collega a esperienze non coscienti ma non verbalizzabili. La memoria implicita riguarda ad esempio il priming, ovvero l’abilità di identificare un oggetto visivamente o uditivamente come risultato di una precedente esposizione, anche se subliminale rispetto al livello della coscienza. La memoria implicita è anche una memoria procedurale, ovvero una memoria implicata nelle esperienze motorie e cognitive, come i movimenti necessari in determinati sport, per suonare strumenti, è la memoria implicata quotidianamente nei gesti che non raggiungono il livello della coscienza, ma comprende anche la memoria emotiva e affettiva, che comprende la memoria delle emozioni vissute in rapporto a determinate esperienze affettive che caratterizzano le prime relazioni del bambino con l’ambiente in cui nasce. E’ possibile ipotizzare che questo tipo di memoria riguardi anche gli ultimi periodi della vita gestazionale, in cui il feto vive una stretta relazione con la madre, con i suoi ritmi (cardiaco e respiratorio) e in particolare con la sua voce, che vengono a costituire un modello di costanza, ritmicità e musicalità intorno al quale si organizzano le prime rappresentazioni del neonato.  E’ importante rilevare che in questo tipo di memoria possono essere immagazzinate le esperienze sensoriali provenienti dall’interazione con l’ambiente esterno che il neonato percepisce e memorizza.

Gli psicolinguisti attribuiscono molta rilevanza alla voce materna memorizzata dal feto e riattivata al momento dell’allattamento, come indicano le variazioni della frequenza cardiaca e del tasso di suzione del neonato all’ascolto della voce materna rispetto ad altre voci. Dalla nascita e per tutto il periodo in cui si svilupperà il sistema simbolico del bambino (i primi 24 mesi), il bambini andranno incontro a importanti e significative esperienze affettive che nella relazione primaria con la madre, ed è verosimile che queste esperienze siano memorizzate. Molte di queste esperienze saranno positive ed essenziali per la crescita mentale e fisica del bambino, ma molte altre potranno essere traumatiche : negligenze e inadeguatezze dei genitori, una loro patologia mentale, frustrazioni, violenze, abusi che l’ambiente o la famiglia possono perpetrare ai danni del bambino.

Esse costituiranno l’essenza della memoria implicita. Nella misura in cui tali esperienze fortemente cariche di emozioni e affetti, sono memorizzate in questa fase preverbale e presimbolica, faranno parte di un nucleo inconscio della personalità del bambino e ne condizioneranno gli affetti, il comportamento e la personalità anche da adulto. Come evidenziano Stern e Danfer (1998),  esse costituiranno un modo implicito di essere in relazione con l’altro.

L’inconscio di cui si sta parlando non è l’inconscio Freudiano legato alla rimozione, il quale è attuato da aree corticali  riguardanti un periodo della vita in cui non sono ancora mature le strutture necessarie per questo  complesso processo di memorizzazione (ippocampo, corteccia temporale e orbito frontale). E’ piuttosto espressione di un archiviazione (nelle aree corticali posteriori temporo-occipitali, in particolare dell’emisfero destro) che avviene in epoca preverbale e presimbolica e che pertanto resta al di fuori della coscienza e non raggiunge il livello della significazione linguistica.

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