Gli aspetti Psicologici delle Diete

Sicuramente la “dieta”, l’idea di fare una dieta è uno degli aspetti più ricorrenti all’interno del mondo femminile. Fare la dieta per lo più ha a che fare con la voglia e il desiderio di poter avere un immagina di sé diversa, un immagine migliore, che possa trovare un maggior piacere personale e un maggior piacere per gli altri.

L’universo femminile è sicuramente molto preso dalla voglia di piacersi, di avere un miglior rapporto con il proprio corpo e dunque con sé stesse. Spesso ciò che inizia a spingere nel fare una dieta, parte dal cominciare a prestare una certa attenzione ad una parte del proprio corpo che si vede “non armonica”, non in linea con le aspettative personali; pancia, fianchi, gambe, spesso diventano delle parti del corpo che si vorrebbe migliorare, che si vorrebbe diverse….a volte queste parti del corpo iniziano a dare delle sensazioni di fastidio, possono addirittura diventare come dei pesi, delle zavorre che “si sente” di portarsi dietro.

La dieta in questi casi, nel momento in cui si sente di voler cambiare una parte del corpo, può cominciare a diventare un pensiero particolarmente ricorrente, soprattutto nel momento in cui modificando il proprio stile alimentare è possibile constatare come un cambiamento corporeo possa avvenire. E’ su questo aspetto “delicato” che la distanza tra il prendersi cura di sé, e l’inizio di un ossessione per il cibo e il proprio corpo può essere anche molto sottile.

Alterare i processi metabolici del proprio organismo attraverso una modificazione del proprio stile alimentare ha sempre delle ricadute anche sugli aspetti psicologici. Spesso gli equilibri metabolici del proprio organismo sono strettamente collegati con i livelli di endorfine interne, e le endorfine partecipano in maniera importante alla regolazione e sensazione del proprio umore e del “proprio stato interiore”. Il rischio che una sregolazione metabolica prodotta da una dieta può comportare è quella di “amplificare” la percezione di “benessere interno” che il cambiamento delle endorfine può comportare. Questo cambiamento interno può risultare così importante, ed essere avvertito così rivoluzionario, da far correre il rischio di perdere il contatto con la motivazione originaria che spinge una ragazza nell’idea di fare una dieta.

L’anoressia in questo caso ne è un esempio emblematico, spesso molte ragazze anche in forte sottopeso, perdono il contatto con un immagine corporea “socialmente condivisa”, slittando lentamente in una percezione interiore di forza e benessere “artificialmente” sostenuta dalla modificazione delle endorfine interne. E’ su questo punto che si può spiegare il paradosso delle anoressie gravi, queste ragazze anche di fronte a delle immagini di sé in stato di forte denutrizione, sembrano non preoccuparsene e non suscitare in loro nessun tipo di allarme. Ciò che per “gli altri” è segno di patologia e malattia, per “loro” è l’indice della loro forza e del loro “equilibrio”. In questo senso è possibile affermare come la nuova immagine di sé anoressica, diventa un immagine sostenuta internamente dall’alterazione delle endorfine endogene. Ciò che spesso sfugge nelle problematiche dei disturbi dell’alimentazione, è che di fronte a delle sintomatologie importanti come lo possono essere l’anoressia, la bulimia e l’obesità, sovente, dietro di loro, si nascondono dei vuoti non riconosciuti all’interno delle relazioni interpersonali. Tali relazioni spesso sono di tipo monotematico, autoreferenziale, e tendono a produrre un dolore e una sofferenza che la persona implicata non è in grado di riconoscere ne tanto meno di accogliere come tale.

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