Recentemente è uscito un articolo pubblicato sulla rivista “Current Byology” nel quale si descrivevano i risultati di una ricerca condotta sugli effetti dei videogiochi nei bambini dislessici. Sorprendentemente i risultati della ricerca mostravano come in un campione di bambini dislessici l’esposizione ai videogiochi di azione ne miglioravano le capacità di lettura. Nell’articolo si diceva di come i videogiochi andrebbero a migliorare l’attenzione visiva e la capacità di estrarre le informazioni dall’ambiente.
Mi vorrei soffermare su questo dato, in quanto questa ricerca sembra contrastare una convinzione che mi ero creato mentre lavoravo con bambini che presentavano problemi di dislessia. Le mie osservazioni effettuate con bambini non affetti da problematiche di tipo psicologico o neurologico, mi hanno sempre portato a constatare come i videogiochi, soprattutto quelli di azione, sembravano “elicitare” degli stati emotivi particolarmente intensi, i quali spesso tendevano a tradursi in comportamenti di tipo aggressivo. La velocità del gioco e la complessità degli stimoli che i bambini si trovavano a gestire, mi facevano pensare che ci fosse una iperattivazione dell’attenzione, sviluppata da un iperattivazione degli stati emotivi. Questa iperattivazione emotiva, io la spiegavo attraverso la necessità psicologica del bambino nel “dover” far coincidere le aspettative di riuscita al gioco, con la complessità degli stimoli sensoriali a cui era sottoposto.
Secondo questo modo di intendere, i bambini che utilizzano molto i videogiochi, sarebbero esposti ad un circolo vizioso: l’esposizione agli stimoli complessi eliciterebbe la necessità di gestione emotiva di tali stimoli attraverso lo sviluppo di modalità aggressive, ma allo stesso tempo, svilupperebbero la necessità di rimanere esposti allo stimolo complesso in quanto “mai” gestito emotivamente.
Questo senso di non raggiungere mai “la padronanza emotiva” dello stimolo complesso a mio parere potrebbe essere la base per lo sviluppo di una dipendenza patologica da videogiochi.
Data questa tendenza alla dipendenza che l’uso dei videogiochi suscita in ogni bambino che li utilizza, io mi ero immaginato (e per ora ne rimango convinto) che i videogiochi andando ad alimentare degli stati emotivi molto intensi, potessero influenzare negativamente la funzione cognitiva dell’attenzione. Questo influenzamento a mio parere, dipenderebbe dalla iperattivazione delle funzioni motorie che servirebbero come “scarica” dell’aggressività che l’esposizione agli stimoli complessi produce.
In questo senso ritengo che un esposizione eccessiva ai videogiochi non “può non interferire” con i normali processi psicologici di apprendimento dei bambini